È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!

La Corte
A Virtual Place For Friends
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Stampa | Notifica email    
Autore

Storia personaggio: Rabalias Garvel

Ultimo Aggiornamento: 18/10/2016 08:31
OFFLINE
Post: 894
Età: 41
Sesso: Maschile
18/10/2016 08:31


FABIO:

Rabalias Garvel

Sono nato sul mondo di Acreage ai confini del reame di Ascandia, ma il reame conta poco quando scoppia una guerra civile. Il principe Orcan, alla morte del nostro re, ha scatenato una guerra di successione. Questo è tutto quello che sapevo del mondo a quindici anni quando il mio villaggio fu raso al suolo dalla cavalleria di Orcan. Mio padre riuscì a mettere in salvo me e mia sorella; la sua morte fu veloce, il suo cranio frantumato dal martello di un cavaliere. Mia madre fu travolta sotto gli zoccoli di uno scudiero insieme al mio fratello più piccolo.

Forse è stato il trauma di quel giorno - in effetti credetti di impazzire, forse lo feci davvero - a risvegliare in me il potere. All’inizio non furono altro che bisbigli, voci maligne che mi sussurravano dalle ombre. Presenze inquietanti e invisibili che nessun altro avvertiva parevano sfiorarmi. A volte immaginavo il loro sguardo su di me: era famelico, rapace, pronto a divorarmi. Tentavo di non contraccambiarlo. Avevo visto bene cosa aveva fatto la gente del mio villaggio all’ultima donna accusata di stregoneria, quindi tenni la bocca ben chiusa sulle voci. Fatto sta che da allora non mi abbandonarono più.

Con mia sorella Avenia vagabondammo per settimane per le campagne devastate. Poi fummo accolti in un villaggio di pescatori. Mia sorella impiegata a rammendare le reti, io sulle barche. A volte ci avvicinavamo a Olrakan, la città galleggiante; al centro dell’isola eretta su palafitte una volta avvistavammo un oggetto che atterrò dal cielo. Il vecchio Bursalios che ci aveva accolto in casa sua, mi disse che erano visitatori da un altro reame e che era meglio starne alla larga. Due giorni dopo l’oggetto si staccò da terra per scomparire nuovamente nel cielo.

Passarono due anni; Bursalios era un brav’uomo, ma ogni tanto mi guardava perplesso. Come poteva altrimenti? A volte sembrava che scansassi passanti invisibili e in effetti era così. Un giorno, non potendo più tenere nascosto il mio segreto, decisi di confessargli delle voci. Allora mi guardò freddo e non disse altro. Temetti di aver commesso un errore, ma il suo comportamento verso di noi non cambiò.

Due settimane dopo avvistammo un’altra nave volante, più grossa e dall’aspetto sinistro. Il giorno dopo, mentre eravamo al largo, ci si avvicinò una barca; oltre ai rematori recava delle persone vestite di strani indumenti e tra loro un uomo in armatura. Non recavano spade, ma strani tubi che mi parvero comunque minacciosi. Bursalios mi consegnò a loro senza dire una parola.

Fu l’ultima volta che lo vidi. Non potei neanche salutare mia sorella. Fui trascinato sulle rive di Olrakan e oltre. Le case di legno lasciarono il posto a edifici in pietra e a loro volta questi lasciarono il posto a mostruosità di metallo maleodoranti, finchè giungemmo a una piazza vastissima. Al centro di essa vi era un edificio enorme, sgraziato, come fosse stato messo insieme da un’accozzaglia di altre strutture. Da vari orifizi scaturivano vapori mefitici.

Fui incatenato ad altri ragazzi, uomini e donne di ogni età: alcuni erano increduli, altri si lamentavano, alcuni imploravano e piagniucolavano. Quelli che resistevano venivano picchiati senza pietà. Come un gregge fummo condotti all’interno dell’edificio e segregati in celle austere. Le voci allora si fecero più forti, le presenze più tangibili. Eppure sembrava che non fossero interessate solo a me, ma anche agli altri prigionieri. Quando, dopo una settimana, l’edificio parve scosso da un terremoto e mi sentii schiacciare contro il pavimento, capii di essere a bordo della nave che avevo visto atterrare dalla barca.

Così cominciò il mio viaggio sulla nave nera: un luogo nefasto, una prigione senza finestre nella quale i detenuti erano inscatolati in attesa di venire messi alla prova. Ogni giorno alcuni venivano prelevati dalle loro celle; non sempre tornavano e, quando lo facevano, erano in uno stato terribile. In qualche modo, anche senza vederli, percepivamo tutti la loro agonia.

La nave nera fece più scali e ad ogni fermata imbarcò altra gente: l’aspetto, il modo di vestire e la lingua non erano quelle di Acreage. Dopo una di queste fermate, nella cella di fronte alla mia venne segregata una donna giovane, che intonava spesso strane litanie. Erano belle, suadenti; il suo canto era l’unica cosa che riusciva ad alleviare la tenebra che aleggiava in quel luogo. Un giorno le litanie cessarono e furono rimpiazzate dapprima da grugniti, poi da un ruggito selvaggio. Qualcosa cominciò a picchiare dall’interno della cella, così forte da lasciare ammaccature. Allora accorsero le guardie con dei bastoni sputafuoco. Aprirono la grata della porta quel tanto che basta da inondare la cella di fiamme. I ruggiti cessarono e per un attimo riconobbi di nuovo la voce della ragazza, ma si spense in urla di agonia strazianti. Il calore sprigionato fu tale da trasformare le celle adiacenti in forni, cuocendo gli sfortunati occupanti.

Venne il giorno in cui anche io fui prelevato dalla cella. Oramai ero troppo debole per oppormi. Mi condussero per lunghissimi corridoi, superai miriadi di celle squallide come la mia. Alcune erano macchiate di sangue, altre puzzavano terribilmente. Mi accorsi allora che anche io non dovevo essere diverso dai relitti umani che albergavano in quei loculi.

Fui condotto in una stanza buia e fatto sedere su una sedia. Di fronte a me sedevano tre uomini incappucciati; due di essi avevano fasci di tubi che spuntavano da sotto il cappuccio. Immediatamente sentii il loro sguardo su di me. Chiesero il mio nome; era la prima volta che qualcuno lo chiedeva in nove mesi. Le loro voci erano fredde, calcolatrici. Osai chiedere dove mi trovavo, dove stavamo andando. Mi risposero che ero in viaggio verso la Santa Terra e che questa era una prova. “Per cosa?” chiesi.

Mi offrirono da bere; bevvi un liquido dal sapore dolciastro che mi andò subito alla testa. Mi sentii galleggiare, una sensazione piacevole. Vedetti la stanza sotto di me: me stesso seduto sulla sedia, i tre uomini incappucciati. Non fissavano il corpo sulla sedia, bensì il mio io fluttuante. Erano tutti e tre ciechi, i loro occhi come bruciati via da chissà quale maleficio. Guardai le loro orbite vuote; subito dopo cominciò l’agonia.

Non seppi quanto durò. Forse ore, forse secondi. Fu come se il cervello mi venisse strappato pezzo a pezzo da uncini roventi. Tentai di resistere, di tenerli fuori dalla mia mente, ma per ogni intrusione che bloccavo altre mi ferivano. Alla fine persi conoscenza.

Fui trascinato di nuovo alla mia cella e passai i giorni seguenti a fissare il loculo incenerito di fronte al mio. Il Rabalias che aveva lasciato Olrakan non esisteva più. Al suo posto c’era il vuoto.

Tornarono altre volte a prelevarmi. Ci furono altre prove: con ognuna toccai nuove vette di agonia, anche se mi rifiutavo di soccombere passivamente a quelle ordalie. Perchè si accanivano tanto su di me? Se la Sacra Terra era la meta del mio viaggio, allora non volevo giungerci.

Avevo perso il conto delle ordalie quando per l’ennesima volta le guardie vennero a prendermi. Ero già pronto per l’ennesima tortura, invece mi portarono in uno spogliatoio. Mi misero in mano un saio imbottito e dei sandali e mi dissero che ero pronto per esser sbarcato. Volevo chiedere spiegazioni, ma la guardia anticipò le mie domande: “Vestiti e in fretta ragazzo: sono pochi quelli che escono da qui senza le catene ai piedi.” Mi vestii senza aprir bocca.

I soldati mi condussero al molo di sbarco fino a un uomo dall’aspetto austero. Aveva il cranio rasato e indossava vesti simili alle mie. I soldati lo salutaono: “Questo ragazzo è stato giudicato sufficientemente forte. Lo lasciamo nelle mani della Scholastica Psykana. Fatene buon uso.” L’uomo dal cranio rasato annuì e mi fece segno di avvicinarmi: iniziava un nuovo viaggio.
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 16:46. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com