LUCA:
Sharyan Blake - Maga Ammaliatrice Lvl 8
"Ehi tu ragazzina" disse l'anziano signore con la barba bianca lunga e il cappello a punta "La vuoi quella mela?"
Sharyan era figlia di una lavapiatti di una nota locanda di Whitehorn, il padre le aveva lasciate poco dopo la sua nascita per seguire la vita da avventuriero. Da allora non era più tornato e probabilmente le sue ossa ora facevano parte delle mura di Kelemvor. La bambina mangiava una volta al giorno e non era facile arrivare al giorno successivo. Durante le ore del mercato, mentre aspettava che la madre terminasse il turno in locanda, si sedeva sui barili vuoti lasciati ai bordi delle bancarelle e osservava i banconi della frutta e della verdura. Era così bella, colorata e chi la mangiava parlava di sconosciute note di dolcezza. Lei studiava la buccia di ognuno di quei frutti e passava ore sognando di poggiarvi sopra la sua bocca e, dopo aver sospirato, mangiarne la succulenta polpa.
"Ti hanno tolto l'uso della lingua?" ribatté il vecchio sorridendo "La vuoi?"
"Mia madre mi ha detto di non accettare nulla da chi non conosco..." Rispose timidamente "E io non ti conosco".
L'uomo corrugò la fronte e lasciò trasparire una lieve smorfia di disappunto. Si chinò sulle ginocchia aiutandosi col bastone per mettersi alla stessa altezza della bimba e rispose "Non te l'hanno insegnato che a chi è più anziano di te bisogna sempre dare del voi?"
"Tutto quello che so me l'ha detto mia mamma e lei ha detto che..."
"Dov'è tua mamma? Ci voglio parlare."
Sharyan indicò la locanda poco distante e il vecchio tornò in piedi.
"Allora andremo a chiedere a lei l'autorizzazione a regalarti quella mela..."
Raggiunsero velocemente la locanda. Il vecchio spalancò la porta della "Conchiglia Frantumata" con l'ausilio del suo bastone mentre la bimba entrò timidamente dietro di lui.
"Sharyan" urlò una donna da dietro il bancone "quante volte ti ho detto di non..."
"Le ho chiesto io di condurmi da voi madama" rispose l'anziano. "Il mio nome è Nathan Blake e vengo da Ilinvur. Sono uno studioso. Mi permettete di intrattenere due parole con voi?" disse sorridendo mostrando una moneta d'argento.
"C... certo" rispose la donna osservando la moneta e subito dopo sua figlia.
"Seguitemi in fondo alla stanza, vorrei parlarvi lontano dalle orecchie di vostra figlia".
I due si allontanarono e Sharyan si sedette ad uno dei tavoli liberi. Subito un cameriere si recò al tavolo.
"Cosa posso portarvi per rifocillare il vostro desco damigella?"
Sharyan si voltò verso la voce con aria stupefatta "Karl ma che dici? Sono Sharyan!"
"Cosa posso portarvi per rifocillare il vostro desco damigella?" ripeté.
Sharyan pensò fosse uno dei suoi soliti scherzi e si lasciò andare ad un'ordinazione "Frutta! Tanta, tantissima frutta!"
L'inserviente si allontanò sorridente e Sharyan potè tornare con l'attenzione a sua madre che parlava ancora con l'anziano signore. Non riusciva a capire molto; vedeva solo la madre che scuoteva il capo abbastanza contrariata e lui che parlava, a volte gesticolando. Poi lui le poggiò la mano sulla spalla e mentre lui le sussurrava qualcosa nell'orecchio lei sembrò quasi disorientata.
"Ecco la vostra frutta milady" disse Karl con un cesto colmo della più bella e colorata frutta che Sharyan avesse mai visto.
"Io la mangio sul serio eh!"
"Ecco la vostra frutta milady" e se ne andò.
Sharyan prese la più grossa pesca che il cesto contenesse. Dovette tenerla con due mani. Dapprima passò la sua pelle liscia sotto il suo naso respirando profondamente. Era un profumo unico, intento e allo stesso tempo delicato. Accarezzò la buccia lucida e vide il suo volto riflesso. Stava sorridendo. Prima che qualcuno le dicesse di non farlo addentò con tutta la sua forza. Incredibilmente nessuno ebbe a che ridire e la piccola potè concentrarsi sul sapore. Era dolce, immenso. Era dolce come quella volta che tenne in mano un gattino randagio trovato nei pressi del retro della cucina della locanda. Ancora non sapeva che quel gatto, la madre, l'avrebbe cucinato la sera stessa per risparmiare il cibo del giorno.
Dopo il secondo morso sua madre e Nathan erano magicamente davanti al suo tavolo.
"Sharyan" disse la madre "devi andare col signor Nathan".
Con lo sguardo carico di paura la bambina passò gli occhi immediatamente sulla madre. La pesca le cadde di mano.
"Mamma, perchè?" disse incominciando a piangere "non mi vuoi più?"
"No piccola" rispose il vecchio mentre la madre rimase immobile "tua mamma ti vuole tanto bene e vuole che vieni con me per studiare. E quando sarai colta e ricca potrai tornare da lei per aiutarla a vivere una vecchiaia migliore"
"Ma io non voglio essere ricca" rispose Sharyan "io voglio stare con la mamma anche se sono povera" le lacrime sgorgavano come torrenti in piena "io voglio vivere con te mamma".
"Devi andare col signor Nathan" rispose la madre "Sharyan"
"Ma io..."
"Non ti hanno mai insegnato che si obbedisce ai genitori ragazzina?" intervenne Nathan "e ora andiamo".
Il vecchio la prese per il braccio e di colpo Sharyan si sentì calma e confusa. La testa le girava. La stanza centrale della locanda sembrò dapprima piccolissima e poi immensa e in un attimo si trovò alla luce del sole sul carro di Nathan.
Passò qualche tempo e riprese piena conoscenza. Ora tutto era più chiaro. Si trovava in una grande stanza colma di libri illuminata da alcune lanterne ad olio. Nathan era davanti a lei con una tunica diversa, totalmente rossa.
"Eccoti qua tra noi" sorrise il vecchio. "Volevo aspettare che fossi totalmente in te prima di iniziare".
"Iniziare cosa?" rispose Sharyan ancora, in realtà, confusa. Confusa dalla situazione, dal tempo che sembrava essersi contratto, da un uomo, una casa e degli odori che non aveva mai percepito prima.
"Questo" rispose il vecchio mentre le distanziò lentamente le gambe. Fu in quel preciso istante che comprese di avere addosso un abito mai indossato prima. Era pieno di pizzi orlati di organza di color bianco e oro. Non aveva mai indossato un abito tanto bello. Aveva ai piedi anche delle scarpette bianche. Non ne aveva mai posseduto un paio.
La mano di Nathan le accarezzò la piccola caviglia. Un grosso anello d'oro con un vistoso diamante l'adornavano. Sembrava la mano più grande che lei avesse mai visto.
"Lasciami stare!" gridò Sharyan e subito un violento schiaffo le gonfio la guancia destra.
"Non ti hanno mai detto che a una persona più grande di te devi dare del voi? No?" Un altro schiaffo impattò col suo volto e stavolta l'anello scavò un piccolo graffio. "E' il caso che impari allora."
Sharyan iniziò a respirare forte per cercare di trattenere le lacrime che stavano per scorrerle dagli occhi. Temeva un altro vigoroso ceffone.
La mano raggiunse le ginocchia e poi si fermò sul suo sesso. Dapprima percepì gli aridi polpastrelli giocare con la sua vanità, poi un dito la penetrò e un piccolo grido di dolore si propagò dalla sua bocca.
Immediatamente un trepitante schiaffo le segnò la guancia. Lei si morse il labbrò e pregò con tutta la sua forza che l'aria terminasse di finirle nei polmoni quando riuscì a percepire distintamente l'anello che aveva visto prima entrare e uscire da dentro di se.
Il vecchio le insegnò l'educazione, la dialettica, le lingue, il valore delle cose, la storia, la geografia, l'estetica, la filosofia, l'arte in genere e, soprattutto, la magia. E ogni sera, dopo cena, per anni, il vecchio la prendeva come meglio riteneva, per insegnarle l'antica arte del sesso. Molte volte Sharyan cercò di scappare da quel vecchio e ogni volta che ci provò Nathan le fece patire le peggiori pene che la mente umana potesse immaginare.
Molte lune si alternarono e Sharyan crebbe in cultura e bellezza. Il suo cuore era sempre più imbrunito dalla vita priva di felicità che caratterizzava ogni suo giorno. Dolore, tristezza ed un immenso odio attanagliavano i suoi pensieri. Un solo pensiero balenava costantemente nella sua mente, la vendetta.
Mise a punto il suo piano in una sera d'estate. Dopo cena Nathan le ordinò di indossare il vestito nuovo che le aveva comprato al mercato di Zenthil Keep il giorno stesso e le impose di farsi quanto più bella fosse in grado di fare.
Sharyan sembrava un angelo. I suoi tristi occhi color ghiaccio venivano costantemente richiamati dal turchese dell'abito mentre i lunghi capelli biondi sembravano fondersi con le cuciture dorate. Con un incantesimo semplicissimo mise a punto un trucco splendido per il suo volto e lasciò che due gocce di essenza di viola le bagnassero il collo.
Quando Nathan la vide quasi trasalì. Si alzò subito dalla poltrona sulla quale stava leggendo e immediatamente il suo volto lasciò spazio al sorriso che compariva sul suo viso ogni volta che aveva intenzione di iniziare il suo, personalissimo, "rituale".
"Vieni qua" disse il vecchio mentre si sfilò la cintura per buttarla sulla poltrona.
Sharyan si avvicino e lui, con forza, la appoggiò sul tavolo davanti a se. Scostò con passione la gonna a ventaglio e di nuovo, l'anello, cominciò ad entrare e uscire dalla sua vagina. Sharyan si lasciò andare a qualche gemito. I gemiti le erano concessi e sovente lui la incitava a farne qualcuno. Più lei gemeva e più lui respirava con affanno. Ad un certo punto la ragazza spinse il vecchio con tutte le sue forze e gridò un "No" che echeggiò nella sala.
"Ti ho sempre detto che..."
Il mago non fece in tempo a finire la frase che Sharyan corse velocemente nell'anticamera oltre la porta del salone. Il vecchio sibilò alcune parole arcane ed immediatamente dopo ricorse la giovane con un vigore tipico di decine di anni prima. Voltò due angoli e vide la figura blu correre verso la sua camera. Era in trappola.
Nathan, pregustando le percosse che avrebbero arrossato la bianca pelle di Sharyan, corse con ancora più forza. Sharyan si buttò sul letto piangendo. Fu allora che quasi con uno scatto felino il mago saltò per finirle sopra. Con enorme sgomento notò la figura scomparire e lasciare spazio al materasso con al suo centro un'ampia lama di spada che sporgeva.
Il vecchio rantolò per il dolore. Non riusciva a disincastrarsi dalla presa che la spada faceva sul suo sterno. Ad ogni tentativo di sfilarla sentiva la vita che lentamente lo abbandonava. Cercò di calmarsi per trovare la concentrazione tale da consentirgli il lancio di qualche incantesimo ma il dolore era troppo. Allora avvicinò la mano alla sua borsa delle pozioni che teneva nella borsa foderata alla cintura.
"Cerchi questa?" rise Sharyan camminando per la camera fino a giungergli dinnanzi. Nella sua mano destra la ragazza teneva in mano la borsa da cinta contenente le pozioni che avrebbero potuto salvargli la vita.
"Dammene una" disse Nathan "E ti lascerò libera. Ti riempirò di denaro ma dammene una".
"Oh certo" rispose la ragazza "E poi tornerò ricca da mia madre per farle vivere una migliore vecchiaia, vero?". Rise con una cattiveria che sorprese lo stesso mago.
"Io... io... ti..."
"Tu mi preghi. Vero? Come io ho fatto per anni pregandoti di non infilare nulla che facesse parte del tuo lurido corpo dentro di me. Non è vero?"
Ormai la vista si stava appannando, Nathan non aveva più molto tempo prima che avvenisse l'inevitabile.
"Dammela, ti prego" disse mentre un fiotto di sangue lo costrinse a tossire.
"Te l'ho già data, non ricordi?" rispose Sharyan ridendo. "Ora lascia che sia io a prendermi ciò che mi spetta. Prenderò questo anello" disse mentre senza che il mago riuscisse a fare alcuna resistenza glie lo sfilò dalla mano destra "perchè lui mi ha insegnato che per provare un grande piacere bisogna, molto spesso, superare molte sofferenze. Poi prenderò questo mantello affinché nessuno possa mai poggiare la mano sulla mia spalla come tu feci su quella di mia madre." E prese dall'appendiabiti della stanza il ricco mantello color oliva ricamato in fili d'argento e rune magiche. "Prenderò il tuo bastone, che è nel salone. Te lo dico perché credo che non riuscirai a vedermi mentre lo farò dato che, per ultimo, prenderò la tua insulsa vita!" E mentre le ultime parole crebbero di volume nella stanza le mani della ragazza si mossero con grande velocità ed una freccia verde composta di solo acido si materializzò nell'aria e si conficcò con violenza nella schiena di Nathan. Il mago spirò e un sorriso malvagio comparse sul volto di Sharyan.
Tutti in città la conoscevano come la figlia di Nathan per cui non fu difficile per lei ricostruire un incidente in casa che, a seguito dell'incendio che scaturì dallo stesso, carbonizzò il povero mago. Non le fu difficile neanche ereditare la fortuna del vecchio e con tutti i suoi averi recarsi alla sua vecchia città per trovare la "Conchiglia Frantumata" e dentro di essa, magari, ancora sua madre.
(Lascio in sospeso questa parte così Paolo se vuoi puoi giocare il fatto che la madre la trovo ancora lì, oppure è morta, oppure è stata rapita, oppure si è uccisa e magari avere uno spunto per far partire la mia avventura)