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Il grande libro della storia del mondo

Ultimo Aggiornamento: 23/09/2016 08:35
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Post: 894
Età: 41
Sesso: Maschile
23/09/2016 08:35

LUCA:

Diario di Aske, "la vendetta è un piatto che si serve con la birra".



Nonostante il sole fosse alto un gelido vento raffreddava il mio mento ormai privo di barba. Il campo di battaglia andava lasciato il più velocemente possibile al fine di non concedere troppo tempo ai goblin per potersi organizzare. L'impugnatura del mazzafrusto era danneggiata ed io sapevo benissimo che l'arma non avrebbe retto a lungo. Troppi erano stati i colpi inferti negli ultimi tempi e non sempre ero stato in grado di dosare la mia forza, soprattutto nell'ultimo combattimento, quando avevo poderosamente spezzato parecchie radici dell'albero sul quale si nascondeva l'arciere goblin.

Il "gambelunghe dalle vesti eccentriche" si era dileguato nel tentativo di recuperare qualche informazione utile e da parecchie clessidre non faceva ritorno. Il "gambelunghe paladino" si propose di andare alla sua ricerca in compagnia della "recchiappunta" lasciandomi solo con l'"attaccabrighe", tanto valido in battaglia quanto inefficiente a letto in compagnia di una donna.

Passarono molti istanti ed i due tornarono senza avere notizie dell'"effeminato". Pareva evidente a tutti ch'egli potesse essere stato catturato da quelle infami bestie pertanto non vi era tempo ulteriore da spendere in chiacchiere, come invece avrebbe preferito il "gambelunghe paladino" che d'ora in poi chiamerò sarcasticamente "cuor di leone" per la sottilissima voglia di battersi corpo a corpo.

Finalmente, grazie anche alla collaborazione dell'"attaccabrighe", riuscii a convincere il gruppo a dirigerci in direzione di quella che probabilmente era la tana dei goblin. Raggiungemmo una grotta visibilmente battuta da goblin e lupi e decidemmo sul da farsi. Colsi il movimento di una figura dietro alcuni detriti all'interno della grotta e compresi che erano già pronti per tenderci un'imboscata. Col prezioso aiuto dell'"attaccabrighe" confezionai una trappola capace di cogliere alla sprovvista anche il più furbo dei goblin, mentre "cuor di leone" si prodigò in un artifizio alchemico dalle dubbie qualità morali ma dalle devastanti proprietà. In una boccetta d'olio da lampada introdusse degli stracci ai quali diede fuoco. Successivamente lanciò la bottiglietta nella grotta. La deflagrazione fu devastante. Buttai all’interno anche una pietra di quelle che avevo recuperato dal corpo dell’arcere goblin della battaglia precedente. Il rumore assordante mi frastornò ma ero certo che ora qualsiasi individuo dentro l’androne sarebbe stato inerme o, quanto meno, stordito.

Ci addentrammo all’interno e come avevo immaginato la vita non era più presente in quella stanza. Pattugliammo ogni angolo, raccolsi le teste delle bestie e proseguimmo oltre. Un piccolo corridoio collegava un’ulteriore stanza poco avanti. Qui due goblin in assetto da guerra erano coperti dal rateo di quattro arcieri distanti qualche iarda. Non feci in tempo ad incoccare che una freccia mi si conficcò nella cotta di maglia. Per fortuna l’armatura fece il suo e non subii alcuna ferita. “Cuor di leone” si gettò in mischia facendomi momentaneamente ricredere sulla sua indole ed in compagnia dell’”attaccabrighe” sterminarono i due goblin di fronte a noi mentre io e la “recchiappunta” iniziammo a ferire dalla distanza gli arcieri in lontananza. Per i due militari non fu un problema raggiungerli e completare il nostro lavoro.

Ormai il sangue aveva inebriato le nostre menti e più camminavamo alla ricerca del “gambelunghe dalle vesti eccentriche” più la nostra speranza era quella di incrociare altri goblin sul nostro cammino in modo da poterli spingere sulle mura degli inferi. L’ultimo dei goblin era fuggito nel corridoio poco distante e non ci rimase altro che avventurarci in quel cunicolo alla ricerca delle sue ossa da poter frantumare sul mio mazzafrusto pesante nuovo. Poco prima, infatti, avevo provveduto a sostituire quello ormai malridotto con uno di pregevole fattura che maneggiava inspiegabilmente uno dei goblin in assetto da guerra. Probabilmente il vero proprietario fu una delle loro vittime. Poco male, tra le mie mani la memoria del malcapitato continuerà a sopravvivere con onore e gloria.

Raggiungemmo il fuggitivo ma il vigliacco si lasciò cadere in un buco scavato nel terreno aiutandosi con una vecchia catena attaccata al soffitto. Come al solito “cuor di leone” cercò di perdere tempo fingendo di voler pianificare chissà quale tattica. Il gambelunghe deve capire che ci sono nemici per i quali è giusto portare rispetto e poi ci sono orchi e goblin che vanno travolti così come le onde travolgono le barche in avaria al largo dei mari del nord. Grazie alla forza e alla pazienza che solo il pantheon dei nostri saggi può infondere riuscii a convincere il gruppo di gambelunghe e recchiappunta che bisognava essere più risoluti. “Cuor di leone” e la “recchiappunta” mi presero troppo sulla parola gettandosi senza la minima consapevolezza giù dal buco e finendo col posteriore a stretto contatto del pavimento del piano di sotto. A quel punto non potei far altro che gettarmi in loro soccorso imbracciando il mazzafrusto tra le mie mani e gridando il mio canto di guerra che fa: “trallallero trallallà, trallallero trallallà, trallalleroooooo trallallerooooo…”

L’”attaccabrighe” e “cuor di leone” erano in mischia con tre di loro, tra cui quello che pareva chiaramente un superiore, e non potei far altro che salvar loro la vita gettandomi direttamente sul capo dei goblin. La prima mazzata scalfì la sua armatura danneggiandola leggermente ma la seconda aprì un grosso buco nella cotta di maglia e danneggiò visibilmente la sua cassa toracica. Mentre i suoi compagni cadevano come foglia morta cade il capo goblin resistette più a lungo subendo ripetuti colpi all’addome e alla schiena e quando l’ultimo fendente lo privò della vita l’intero gruppo era cosparso di sangue dall’odore acre. I respiri erano affannosi, le braccia stanche ma il morale alto. Del “gambelunghe dalle vesti eccentriche” non vi era ancora traccia.
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