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Ultimo Aggiornamento: 27/09/2016 08:29
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Sesso: Maschile
26/09/2016 08:23

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Kroneker Vandermonde


Kroneker Vandermonde nacque diciannove anni fa in un piccolo villaggio della Forgia non lontano da Ar-Tabore, capitale dell’Impero Conai. I suoi genitori erano mezzadri che lavoravano nelle terre limitrofe alla grande città. Erano cittadini liberi, ma così poveri che per arrivare al giorno dopo dovevano spaccarsi la schiena dall’alba fino al calare del sole nei campi di un ricco e nobile proprietario terriero. I primi anni di vita furono i più felici nonostante le difficoltà e le ristrettezze. Già a cinque anni Kroneker iniziò ad aiutare i genitori nel loro lavoro, portando gli attrezzi e portando il pranzo a suo padre. Gli anni passavano e tutto sembrava restare immutato fino a quando un triste giorno suo padre venne morso sul calcagno da una serpe velenosa mentre stava arando il campo. Nonostante le cure che gli vennero prestate morì poche ore più tardi: non potevano permettersi la visita di un erborista o di un medico. Fu l’inizio della fine per quella famiglia: Kroneker e sua madre vennero presto allontanati dalla casa e dalle terre del latifondista e furono costretti ad andare a cercar di sbarcare il lunario in città. Ma la vita nei bassifondi era molto dura. Sua madre era però una donna in gamba e risoluta e trovò subito lavoro come inserviente all’interno di una casa di un ricco mercante che fornì a lei e al figlio vitto e alloggio. Kroneker aveva undici anni all’epoca e si ambientò velocemente alla vita della strada. Faceva piccoli lavoretti aiutando gli artigiani con le faccende nelle loro botteghe, ma non disdegnava arrotondare un po’ il salario con qualche moneta presa in prestito da qualche passante sprovveduto. Entrò ben presto in un piccolo gruppo di giovinastri più organizzato e da questi “amici” imparò come non farsi notare e come entrare nelle case vuote per rubare. Una volta terminato il colpo dividevano sempre la refurtiva in modo equo. Kroneker non era fiero di se stesso, ma in questo modo poteva aiutare se stesso e sua madre. Negli anni seguenti strinse parecchie amicizie nei bassifondi della città come Lucius l’oste della locanda della Moneta di Rame, un buonuomo costretto ogni giorno a vivere in mezzo a farabutti e mendicanti. Si fece anche una certa nomea. Niente di particolare, ma tutti gli abitanti dei quartieri più poveri sapevano che razza di persona fosse Kroneker. La svolta nella sua vita avvenne quando alcuni membri della sua banda assassinarono una persona allo scopo di rapinarla. Kroneker non era con loro poiché stava lavorando alla locanda di Lucius servendo gli avventori al banco. Quando venne a sapere dell’omicidio fu molto deluso dai suoi compagni di scorribande. In quell’occasione il governo imperiale decise di dare un “giro di vite” alla criminalità e sguinzagliò numerose guardie che nel giro di qualche giorno arrestarono i membri della banda che si erano macchiati del crimine, che vennero immediatamente impiccati. Non ci volle molto tempo prima che la legge raggiungesse anche Kroneker e che lo arrestasse come complice degli assassini. Venne accusato anch’egli dell’assassinio e venne trascinato in carcere. La vita in galera non fu per niente facile anche se durò solo pochi giorni. Lo interrogarono ripetutamente ed i carcerieri non risparmiarono le maniere forti pur di fargli confessare la complicità nell’omicidio. Kroneker però tenne duro e resistette sostenendo di avere un alibi che sarebbe stato confermato da Lucius e degli avventori della locanda. Il terzo giorno di prigionia venne poi condotto nella sala degli interrogatori delle Carceri centrali della capitale imperiale. Sebbene fosse già tumefatto per i precedenti pestaggi delle guardie e a mala pena in grado di camminare, fu incatenato contro un muro di pietra. I secondini uscirono dalla stanza portando con loro le lanterne. Kroneker venne lasciato da solo al buio per più di tre ore. Aveva freddo ed era fisicamente molto provato. Le grida di aiuto non servirono a nulla: vennero contraccambiate solo con alte risate provenienti dal corridoio adiacente. Poi la porta lignea di aprì e fece il suo ingresso un uomo molto robusto dall’aria atletica e marziale. Era sulla trentina, capelli scuri e barba curata. La penombra celava ulteriori dettagli ma Kroneker notò immediatamente le insegne di ufficiale dell’esercito imperiale.
Il soldato si presentò. Disse di essere il maresciallo Reiarde d’Alfonse e che avrebbe condotto lui l’interrogatorio finale. Gli confermò anche che i suoi uomini erano stati inviati dall’oste Lucius per verificare il suo alibi. Tuttavia l’ufficiale non era uomo che amava perdere tempo in formalità ed era più che determinato a cercare da solo la conferma alle accuse che venivano mosse a Kroneker. . Il maresciallo estrasse dalla cinta di cuoio una sorta di talismano che strinse con forza nella mano destra. Kroneker osservò meravigliato un alone di luce bluastra avvolgere il singolare oggetto. D’Alfonse avvicinò la pietra Bunta alla fronte del giovane. Kroneker avvertì delle vibrazioni particolari fare breccia nella sua testa. Non si era mai sentito così: era come se qualcosa di potente ed invisibile stesse assediando la propria mente. Prima ancora che Kroneker potesse opporre la propria volontà all’incanto a cui era stato sottoposto d’Alfonse ritrasse la pietra, ne osservò con attenzione i simboli e poi disattivò il potere Bunta. Sul viso del maresciallo comparve un’espressione di grande incredulità che lasciò poi il posto ad una più riflessiva.
In quel mentre la pesante porta di legno si aprì nuovamente e fece la sua comparsa un soldato imperiale, un subordinato del maresciallo. Questi disse che Lucius aveva confermato l’alibi del giovane. Kroneker fu molto sollevato e l’ufficiale decretò la decadenza delle accuse che gli venivano mosse e la sua scarcerazione immediata. D’Alfonse aveva però intuito la presenza di qualche sorta di anomalo nel ragazzo: la magia Bunta non aveva avuto effetto su di lui e pertanto chiese a Kroneker di seguirlo fino all’Istututo sugli sudi dell’Intrum, per effettuare alcune ricerche. In cambio il maresciallo promise qualche moneta per il disturbo e vitto e alloggio pagati. Kroneker non si lasciò scappare l’occasione. L’ufficiale lasciò il ragazzo alle cure degli studiosi.
L’Istituto degli Studi sull’Intrum impressionò Kroneker. Lo trovava un luogo anomalo, frequentato da gente strana che disponeva di un controllo notevole sul mondo. Riteneva però quegli studiosi troppo pieni di se. Ciononostante lasciò che lo sottoponessero ad alcuni esperimenti. Li vide mentre si concentravano e facevano appello a forze intangibili. Forze che gli venivano regolarmente liberate contro. Pensò di morire per qualche attimo durante quelle “prove”. Quando vide un blocco di ghiaccio grande come un carro cadergli addosso solo i suoi buoni riflessi lo salvarono. Ma per il resto quello che gli fecero subire in quel luogo non fu più pericoloso di una giornata nei bassifondi. Al termine degli esperimenti incontrò nuovamente d’Alfonse. Questi gli disse che gli studiosi avevano infine decretato che effettivamente Kroneker possedeva una sorta di incompatibilità con l’Intrum che si traduceva in una resistenza agli effetti sviluppati dalle forze magiche. Il maresciallo gli riferì che secondo alcuni studiosi la sua singolare caratteristica poteva essere legata ad una forza diametralmente opposta all’Intrum chiamata Notron. Questa tesi tuttavia non era stata ancora dimostrata, come non era ancora stata dimostrata l’esistenza stessa di quella forza chiamata Notron. Kroneker era molto interessato. Aveva solo sentito parlare dei leggendari poteri magici legati all’Intrum e della loro importanza. Il fatto che lui per un qualsiasi motivo ne fosse resistente o protetto lo rincuorava e lo faceva sentire in un certo senso importante. Avrebbe potuto vantarsi con gli amici ma… i suoi amici erano morti e sua madre stava per sposarsi con quel nobilastro che le aveva offerto il lavoro e con il quale lui non voleva avere niente a che fare. D’Alfonse a quel punto fece l’ennesima proposta interessante al ragazzo: avrebbe potuto arruolarsi nell’esercito dell’Impero QQQQ in una divisione speciale, una divisione creata apposta per limitare il potere di quegli studiosi dell’Intrum che deliberatamente tradivano e si opponevano all’Impero. In realtà l’idea di diventare un soldato non lo entusiasmava per niente. Però Kroneker era allettato dal fatto che avrebbe ricevuto un addestramento militare di prima qualità e la possibilità di comprendere più in profondità la natura della propria dote innata.
Kroneker ringraziò d’Alfonse ed accettò di buon grado. Fu quindi arruolato nell’esercito Imperiale nella divisione AAAA, la divisione speciale. Aveva 15 anni. Negli anni che seguirono Kroneker venne addestrato nell’uso delle armi in dotazione ai soldati dell’Impero e alla battaglia ma non solo: nella divisione speciale poté perfezionare le proprie doti naturali, quali la furtività e le doti atletiche.
Kroneker si trovò bene all’interno di questo gruppo di persone. La divisione speciale non era molto numerosa, contava non più di cento elementi disseminati nell’Impero, tutti addestrati nel combattere contro i praticanti dell’occulto che si opponevano all’Impero. Ma, per quello che aveva capito, Kroneker era uno dei pochi in possesso di quell’innata resistenza all’Intrum.
Terminato l’addestramento iniziò insieme agli altri suoi commilitoni a svolgere i compiti più semplici: da scortare dei “pezzi grossi” dell’Impero al sorvegliare le attività di certi praticanti delle arti legate all’Intrum.
In un paio di occasioni ebbe a che fare con persone veramente pericolose e dotate di un potere sufficiente a creare problemi all’autorità imperiale. Fortunatamente in tali circostanze erano presenti anche gli ufficiali suoi superiori, così esperti in battaglia che Kroneker non dovette nemmeno estrarre la spada, per sua grande fortuna.
Un’ulteriore svolta nella propria vita avvenne quando Kroneker venne inviato assieme ad alcuni suoi amici commilitoni a scortare un importante giudice: Demetrius Scrack. Quello che i superiori non svelarono al gruppo di soldati era che il giudice sarebbe stato vittima di un attentato. Proprio mentre camminavano in formazione attorno all’importante personalità imperiale il gruppo venne avvolto da una forza luminosa, palesemente legata all’Intrum. Dopo qualche istante di una feroce lotta interiore i compagni di Kroneker, plagiati da un incanto, estrassero la spada ed ingaggiarono tra di loro una lotta all’ultimo sangue. Kroneker ebbe appena il tempo per sguainare la spada e di allontanare il giudice e vide gli altri uccidersi come se fossero nemici giurati. Il giovane soldato comprese immediatamente che quella circostanza era opera di un arcano e che la propria resistenza alle manifestazioni dell’Intrum l’aveva protetto totalmente, cosa che non era avvenuta per i suoi compagni. Solo dopo qualche decina di secondi di smarrimento vide giungere nella piazza alcuni ufficiali dell’esercito che trattenevano un uomo che Kroneker non aveva mai visto. Solo più tardi gli venne riferito che gli uomini della divisione speciale erano serviti per far cadere un certo Ferdinandus Looman in trappola. Questi non era altro che un praticante delle arti magiche che intendeva assassinare il giudice Scrack. Grazie al loro addestramento contro gli utilizzatori del potere dell’Intrum i membri della divisione speciale erano stati considerati degli ottimi elementi perché in grado di resistere per più tempo agli incanti del mago, tempo che sarebbe servito alle altre forze imperiali per trovare Ferdinandus e per porlo in arresto. Kroneker ed i suoi commilitoni erano stati deliberatamente usati come vittime sacrificali.
Sdegnato il giorno dopo decise di abbandonare la divisione speciale e l’esercito imperiale e nemmeno la proposta di una promozione a sergente lo fece desistere dal suo intento.
A diciannove anni Kroneker decise di lasciarsi alle spalle la propria vecchia vita e di iniziarne una nuova. Fece visita a sua madre per salutarla e notò che ormai si stava già abituando ai privilegi della nobiltà. Era contento che non dovesse più lottare per mangiare. Poi si recò dai suoi vecchi amici nei bassifondi. Vide molte facce nuove. Al margine delle strade scorse una donna con due figli piccoli in procinto di chiedere l’elemosina. Kroneker guardò più attentamente e vide che le mani della donna avevano i segni di chi ha lavorato per anni i campi. Per un momento rivide se stesso al suo arrivo ad Ar-Tabore. Prese il borsello con le monete d’argento che aveva risparmiato negli anni di servizio e senza dire una parola lo passò alla donna che rimase sorpresa. Poi Kroneker se ne andò, armato solo di un machete per la difesa personale, del suo zaino e del suo mantello, pronto a viaggiare per il mondo in cerca di avventure, fortuna e risposte!
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